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"Ciò che manca nella notizia del 38 enne che ha picchiato il medico..."

(2 giugno 2013) In questi giorni è circolata la notizia sulla stampa di un “38 enne che dopo avere picchiato un medico viene arrestato e portato nell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa”.

Una notizia nella quale il medico sembra l'unica vittima, mentre, raccontandone i retroscena, sia il medico che il 38 enne - affetto  da disagio psichico - sono “vittime” di un sistema sanitario più malato di chi dovrebbe curare.

Perciò, come associazione di familiari di sofferenti psichici, abbiamo sentito doveroso raccontare in dettaglio  questa storia.

Innanzitutto il fatto non è accaduto nei giorni scorsi, ma a fine aprile quando, nel Dipartimento di Salute Mentale (DSM) di Benevento, uno psichiatra è stato picchiato da un paziente 38enne (che chiameremo “Signor X” ). Quando la notizia è stata riportata - cioè, mercoledì scorso 29 maggio - il paziente era stato appena arrestato e rinchiuso nella casa di cura e custodia dell’ospedale psichiatrico giudiziario (OPG) di Aversa, a seguito della denuncia dello psichiatra e la certificazione di “pericolosità sociale” di altri medici del DSM.

Ed ecco il retroscena. Il “Signor x” ha avuto un passato di tossicodipendenza conclusosi più di 15 anni fa nella comunità di Corridonia dove è rimasto ancora 1 anno dopo la cura perché tutti gli volevano bene e ne apprezzavano il buon carattere e la voglia di lavorare. Quanto al suo disturbo psichico, dà  segni inquietanti fra maggio e settembre del 2007 quando comincia ad insultare una ragazza vicina di casa e la sua famiglia. Minacce pesanti, anche se solo verbali, per le quali viene denunciato e definito da una prima perizia psichiatrica “socialmente pericoloso”: un’etichetta che gli verrà appiccicata e tolta ben 4 volte in 4 differenti perizie, così come l’etichetta sulla sua capacità o meno di “intendere e di volere” che, a perizie alterne, viene accertata o negata. Il che non stupisce chi bazzica l’ambiente della psichiatria medico legale: forse la branca più “opinabile” della medicina. Sta di fatto che in attesa di una nuova perizia – chiesta al giudice dal suo difensore - "Signor X" passa 6 mesi in uno di quegli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) dei quali è stata decretata la chiusura perché spesso troppo simili a lager.  Dell’OPG di Aversa, però, “Signor x” non ha un cattivo ricordo: “Con me erano tutti gentili e mi facevano lavorare…”
Questo, infatti, è sempre stato il suo unico obiettivo. Lavorare per rifarsi una vita, come emerge sia  dalla perizia successiva – da cui non risulta “socialmente pericoloso” – che da tutte le altre: per evitare che analoghi episodi si ripetano, deve prendere regolarmente i farmaci il cui effetto – come risulta dai soggiorni in OPG e Case di cura – è ancora più efficace se egli è anche inserito in un progetto di lavoro a scopo riabilitativo…. Facile a dirsi per quei malati con una casa e una famiglia che li segue consentendo loro di condurre una vita normale. “Signor x” non ha niente di tutto questo, perciò dovrebbero seguirlo i servizi mentali territoriali: cioè, quella Sanità pubblica di un “sistema malato” che soprattutto al Sud, arranca da far pena...
Sta di fatto che il rancore verso la famiglia che lo ha denunciato – ritenuta responsabile  della sua detenzione in OPG - non diminuisce e ricomincia a minacciarla. Così viene nuovamente denunciato e arrestato a fine 2008: questa volta per “minaccia diretta a costringere altri a commettere un reato” (art.611 c.p.). Un’accusa che lo costringe a subire “ingiustamente” più di 1 mese di carcere, oltre 7 mesi di collocamento in una casa di cura e custodia e ben 8 mesi di arresti domiciliari in una casa famiglia del Dsm di Benevento. “Ingiustamente” perché la Corte d’Appello di Napoli ritenendo del tutto infondata l’accusa - e la conseguente detenzione - riqualificherà il reato in “minacce semplici” per le quali lo condanna ad una pena di 40 euro di multa! Una detenzione accompagnata anche da una valutazione di "pericolosità sociale". Perchè il perito del Tribunale che nel 2009 fu chiamato a valutare lo stato di pericolosità sociale del “Signor x” nel momento in cui commetteva il  reato – che poi, però, risultò non avere commesso – lo definì “socialmente pericoloso se non costantemente sorvegliato e rivalutato sotto il profilo medico” . Ebbene, quel perito è lo psichiatra che nei giorni scorsi è stato picchiato.

Il “Signor x”, dunque, sa di avere subito un’ingiusta detenzione: anche perché lo Stato gli dovrà concedere un indennizzo di almeno 60.000 euro che, però, non riesce a vedersi ancora riconosciuto... per “15 minuti”. Un paio di anni fa, infatti, proprio mentre era agli arresti domiciliari nella casa famiglia del DSM, aveva avuto il permesso di seguire un progetto riabilitativo due volte a settimana dalle 10 alle 12: perciò usciva di casa 10-15 minuti prima per arrivare in tempo. Ma questo “fuori orario” di 15 minuti – frutto solo di una leggerezza dei responsabili del DSM che lo avevano in custodia – viene riscontrato per caso dalla Polizia durante un normale controllo di documenti davanti alla stazione (che dista 100 metri dalla casa famiglia)  e gli costa una condanna a 4 mesi di reclusione per EVASIONE…! Una condanna per evasione, dunque, mentre era agli arresti per un reato non commesso: che oggi, però, non gli consente di ottenere il risarcimento per l’ingiusta detenzione!
Al  “signor X” è stata diagnosticata una “mania persecutoria”: ma ogni persecuzione – vera o falsa che sia – ha in genere una causa che l’innesca….
Certo, la causa va razionalizzata per evitare che, rimuginandoci sopra, diventi un delirio di persecuzione: ed è questo il risultato che dovrebbe ottenere chi ha il compito di “curare”. Un risultato che il “signor X” aveva quasi raggiunto, non solo con i farmaci, ma soprattutto con l’inserimento - dal 2010 al 2012 - in un progetto lavorativo nel giardino del DSM che gli aveva consentito di realizzare il suo sogno di autonomia affittandosi un monolocale. 

Un sogno, però, bruscamente interrotto quando il nuovo management della Asl a inizio 2012 blocca i fondi CIPE stanziati e vincolati dalla Regione per questi progetti riabilitativi. Risultato: molti pazienti come lui cominciano a peggiorare. Allarmati dagli stessi medici, cerchiamo di smuovere l’immobilismo della Asl con incontri, lettere, conferenze stampa e manifestazioni pubbliche denunciando al direttore generale e sanitario: “l’interruzione del “lavoro-terapia” sta provocando effetti devastanti…” E non solo nel “Signor x” che - disperato per non potere pagare l’affitto - aveva scaraventato la scrivania contro il medico che lo aveva inserito al lavoro ed ora sembrava “toglierglielo”: è ricominciato il declino di una giovane che diversi mesi dopo ha tentato il suicidio buttandosi dal Ponte sul Calore; un 36 enne affetto da Disturbo Psicotico è stato  ricoverato in coma per intossicazione da stupefacenti dei quali – grazie al lavoro - non faceva più uso da tre anni;  un 34 enne affetto da Disturbo Bipolare si è chiuso in casa senza uscire per mesi, per la vergogna di dovere spiegare come mai non lavorava più, ecc.. Tutte storie già ampiamente raccontate e documentate su questo blog (in particolare nella pagina "Numeri Pazzi", raccontando gli effetti dei tanti progetti-terapia interrotti). Ma solo dopo la diffida di giugno 2012 contro la  Asl per “interruzione di pratiche terapeutiche”, una parte dei soldi si sbloccano: però, per diversi pazienti come il “Signor X” , è troppo tardi. 

In questo contesto, dunque, si inserisce la reazione del “Signor X” contro alcuni medici del Dsm: l’unica realtà che ha attirato il suo risentimento e dalla quale si è sentito “tradito” dopo l’episodio del 2007. Tutte le persone frequentate in questi anni all’esterno del Dsm, infatti, possono testimoniare che non ha MAI fatto un gesto scortese o irrispettoso e che anche adesso, convintosi di avere sbagliato e di dovere essere punito, aveva scritto una lettera di scuse allo psichiatra offeso cui voleva consegnarla di persona.
Ma non ha fatto a tempo. Ormai lo psichiatra aveva già sporto denuncia contro di lui, altri medici avevano certificato la sua “pericolosità sociale” e la magistratura aveva avviato il suo iter. Ciononostante come associazione, abbiamo tentato di bloccarne almeno le conseguenze più pesanti: come l’arresto in opg. E perciò ci eravamo riuniti mercoledì scorso 29 maggio con i vertici del Dsm con i quali alla fine si era convenuto che l'arresto in opg non solo era  superfluo, ma rischiava di essere anche controproducente. Superfluo, perchè, dopo 1 mese dal fatto e dopo un lungo Trattamento Sanitario Obbligatorio in Spdc, egli era convinto  della  necessità di curarsi. Controproducente, perchè l'arresto si sarebbe potuto prestare a letture “distorte” e “persecutorie” causate da un’oggettiva ambiguità di ruoli: l’ambiguità tra il ruolo di psichiatra che, come tale, deve solo accogliere, ascoltare, capire la sofferenza del malato e curarlo senza giudicare; e il ruolo di perito del Tribunale che affianca il giudice contribuendo, con le sue valutazioni, ad emettere verdetti a condannare, a punire e a somministrare pene oltre che farmaci. Una conflittualità tra il ruolo di medico e quello di giustiziere da evitare, a tutela dello stesso medico che inevitabilmente “rischia” di più se si avvicina ad un paziente per curarlo, dopo averlo denunciato o contribuito ad arrestarlo.
Insomma, si era concluso che era possibile raggiungere il medesimo scopo – farlo curare – mandandolo subito in casa di Cura senza fargli patire l’umiliazione dell’arresto. Del resto, tutte le perizie psichiatriche e le relazioni prodotte in questi anni sul “Signor X” sottolineano che il suo disturbo psichico può essere tenuto sotto controllo se egli prende regolarmente i farmaci, e per questo è stato affidato più volte ai Servizi Mentali territoriali: che a loro volta, però, fanno parte di quel “sistema sanitario malato” che spesso non riesce ad assolvere al suo compito, finendo per passare il paziente da una struttura all’altra, con enormi spese e scarsi risultati.
Ma per poco, è fallito anche il tentativo fatto in extremis, per evitargli il soggiorno ad Aversa: perchè mentre si stava  finalmente predisponendo il ricovero in casa di cura, squilla il mio cellulare…: “Serena aiuto! Sto nella Caserma dei Carabinieri. Mi hanno arrestato e mi stanno portando in Opg.…”

Ci sono tanti dolori nella vita: ma in certi casi, la frustrazione per essere arrivati ancora una volta troppo tardi, è un dolore quasi insopportabile.