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Appalto Mensa:“Diffidati i responsabili Asl dal procedere”

 

Appalto Mensa:“Diffidati i responsabili Asl dal procedere”

(21 ottobre 2015) L’appalto per la ristorazione in ospedali e strutture per anziani e disagiati psichici, ammonta a 1 milione e 656.000 euro. Una cifra che rischia di andare sprecata se il servizio  verrà aggiudicato in base ad un capitolato che solleva pesanti dubbi sui risultati e che lo stesso  Commissario Asl aveva sollecitato i responsabili a modificare. Ma visto che ciò non è ancora avvenuto e che a breve verranno aperte le buste con le offerte delle ditte, siamo stati costretti a tutela dei diritti dei nostri iscritti, a diffidare i responsabili dell’Asl dal continuare nel percorso di assegnazione dell’appalto senza prima rispondere ad alcuni interrogativi sulla  sua legittimità:  nella speranza che, una volta chiariti, l’appalto possa procedere nella massima trasparenza. (Il testo della diffida è integralmente riportato in questo blog nella sezione finale dal titolo EVENTI/DOCUMENTI)

 

Per capire il senso di questa diffida, bisogna risalire a giugno 2014, quando viene indetta per la prima volta questa gara: si presenta un’unica ditta che svolgeva il servizio dal 2007 grazie a continue proroghe. Ma il suo progetto risulta “carente dei requisiti tecnico-qualitativi minimi richiesti” per cui la gara non viene aggiudicata e scatta l’ennesima proroga: sospesa solo quando le critiche al servizio diventano incontenibili. Una sospensione “provvidenziale” per gli utenti psichiatrici. Da un lato, infatti, fa emergere gli effetti dannosi e disumanizzanti di un servizio di tipo ospedaliero somministrato “a vita” ai lungo degenti; dall’altro, indica la  validità delle soluzioni a  “km. Zero” adottate in alternativa, frutto di accordi per la fornitura dei pasti con ristoranti locali. Soluzioni che conciliano il gradimento degli utenti; con la qualità del cibo; con il controllo della spesa da parte dell’ASL; con l’esiguo numero di pasti da servire, 2 volte al giorno, da un capo all’altro del Sannio; e con la stessa  normativa in materia di appalti. La legge, infatti,  suggerisce di scartare il servizio basato su un maxi-appalto accentrato nelle mani di un’unica ditta, e di separarlo in più lotti. In questo caso, separando l’appalto del servizio per gli ospedali da quello per lungodegenti: “… le amministrazioni devono, ove possibile ed economicamente conveniente, suddividere gli appalti in lotti funzionali al fine di favorire l’accesso delle piccole e medie imprese”…  perché il  “lotto” assicura funzionalità, fruibilità e fattibilità dell’appalto indipendentemente dalla realizzazione delle altre parti”.  La legge, dunque, è “favorevole al frazionamento degli appalti”  di cui riconosce la convenienza economica, e addirittura contraria all’ “… immotivato accorpamento in un unico lotto di gara di prodotti non omogenei tra loro (che) dà luogo alla violazione del Codice dei contratti pubblici…”

Accogliendo, dunque, sia le indicazioni di legge che gli indirizzi della gestione commissariale orientati nella stessa direzione, i responsabili della Asl avrebbero potuto  redigere un nuovo capitolato per una nuova gara, con una procedura “aperta” a soluzioni che consentano di suddividere l’appalto in diversi lotti corrispondenti ai centri di Salute Mentale e agli ospedali. Perché ciò non è avvenuto?

L’interrogativo nasce dal fatto che la normativa obbliga  i responsabili ad  “indicare la motivazione circa la mancata suddivisione dell’appalto in lotti” :  ma non risultano chiare le motivazioni per cui i responsabili Asl hanno proposto, invece, di procedere ad una gara evitando la pubblicazione del bando con “apertura” a nuovi concorrenti. E’ stata attivata, infatti, una cosiddetta  “procedura negoziata” che limita la partecipazione dei concorrenti, consentendo solo all’amministrazione di scegliere quali ditte far partecipare. Una procedura consentita nel caso in cui la gara precedente è andata deserta, ma solo a patto che il capitolato riproposto non venga modificato rispetto al precedente. Ma alla luce di quanto emerso finora, si può dire che questo capitolato – variamente rivisto facendo saltare alcune clausole e inserendone altre - è rimasto “immutato” rispetto al precedente? E in caso contrario, può essere considerato “legittimo” al punto da certificarne la “regolarità”?  

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