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Ecco il dossier della Rete Sociale sulla "MalaSaluteMentale"

 (21/4/2015) Il presidente della Commissione Trasparenza, onorevole Giulia Abbate  (nella foto) 

Ecco il testo della lettera con quale la nostra associazione ha chiesto un'audizione urgente all'onorevole Giulia Abbate, nella sua qualità di Presidente della Commissione Trasparenza della Regione Campania

 

 

Alla Presidente Commissione Trasparenza                                                               presso la Regione Campania

                                                                On. Giulia Abbate

 

Oggetto:  istanza di audizione urgente presso la competente Commissione Regionale

          La sottoscritta dott.ssa Serena Romano, in qualità di Presidente e legale rappresentante dell’Associazione di familiari dei sofferenti psichici “La Rete Sociale onlus”, chiede un’audizione presso codesta Commissione per discutere sulla mancata trasparenza nell’organizzazione e nel funzionamento del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) di Benevento diretto dal dott. Lucio Luciano. In particolare, si contesta l’omessa osservanza di quanto deliberato dalla dirigenza Asl per adempiere alle prescrizioni del decreto n. 16/2013 del Commissario Regione Campania sui PTRI (Progetto Terapeutici Riabilitativi Individuali) con Bds (Budget di Salute),  finalizzati alla riqualificazione della spesa (non solo) della Salute Mentale, attraverso:

 -      il miglioramento delle prestazioni ai pazienti, in linea con le acquisizioni scientifiche;

-      il taglio degli sprechi causati dalla “delega”  al Privato di attività che spettano al Pubblico;

-      la presenza collaborativa dello stesso paziente, dei suoi familiari e del Terzo Settore onde garantire il controllo, il monitoraggio e la trasparenza dell’intero Progetto Riabilitativo, spesso frutto di scelte arbitrarie, autoritarie e poco trasparenti che favoriscono “interessi” non coincidenti con quelli del malato e dell’Erario pubblico. .   

Il mancato rispetto, da parte del vertice del DSM, delle direttive aziendali e del ruolo dell’associazione dei familiari in merito alla trasparenza dei protocolli terapeutici e degli atti amministrativi, ha determinato il rifiuto a :

 -      convocare la Consulta Dipartimentale prevista dal Regolamento del DSM per garantire la collegialità e la trasparenza delle scelte;

-      partecipare al “Tavolo di Lavoro” (istituito dal DG Asl BN con delibera n. 304/13/12/2013 per l’applicazione e il monitoraggio del decreto n. 16/2013) di cui fanno parte la nostra associazione, dirigenti dell’Asl e del Dsm ed esperti di fama internazionale;

-      adempiere alle pratiche per i pagamenti alle cooperative che da quasi 8 mesi hanno in carico i pazienti in attuazione del decreto n.16/2013 adducendo motivazioni “non solo infondate, ma anche capziose, strumentali, e … provocatorie”  come si legge nel verbale del Tavolo di Lavoro riunitosi con urgenza il 7 aprile, data la gravità della situazione che mette a rischio il futuro di decine di pazienti e di cooperative che li hanno in carico.

 In virtù di quanto innanzi esposto, la sottoscritta chiede un’AUDIZIONE URGENTE alla Commissione Trasparenza al fine di affrontare le problematiche inerenti la trasparenza delle procedure nel DSM di Benevento e il ruolo delle associazioni dei familiari. Chiede, altresì, che al confronto in audizione con il direttore del DSM dott. Lucio Luciano, siano presenti tra gli altri, quali membri del Tavolo di Lavoro della Asl: il coordinatore sociosanitario, dott. Pietro Crisci e il dirigente della UOCSM Salute Mentale di Morcone-S.Bartolomeo in Galdo, dott. Lorenzo Piombo.                                                                                                         

                      In attesa di risposta, si porgono distinti saluti 

Per la Rete Sociale onlus, il presidente Serena Romano

 Ed ecco il testo integrale della :

 

Relazione sintetica consegnata alla Commissione Trasparenza Regione Campania

   nell’audizione del 21 aprile 2015  sul seguente O.d.G.

             "Organizzazione e funzionamento Dipartimento Salute Mentale di Benevento:

protocolli terapeutici e atti amministrativi”  

 

PREMESSA    

Oggi, per tutte le malattie esistono precisi protocolli per la diagnosi e la cura, che nessun medico si sentirebbe di violare nel trattamento, per esempio, del  cancro o dell’Aids senza temere di essere denunciato. Ma nel campo della Salute Mentale, protocolli e procedure  vengono spesso disattesi facendo prevalere l’arbitrio e la violazione dei diritti più elementari del malato, senza timore di denuncia. E questo perchè l’incapacità a difendersi della persona con disagio psichico, aggravata dallo stigma, dalla vergogna e dal senso di colpa che avvolgono ancora la malattia mentale, favoriscono la mancanza di Trasparenza che alimenta il rapporto malsano fra classe medica e politica nello sfruttamento dei deboli.

Anche nel Dipartimento di Salute Mentale di Benevento vengono violati numerosi diritti del paziente che, non va dimenticato, non perde i suoi diritti di cittadinanza solo perché malato: come il diritto di scegliere il proprio medico; il diritto al consenso informato sulle terapie somministrate; a non essere spostato da un istituto o un luogo di cura all’altro come un pacco senza adeguata  motivazione terapeutica; a non essere rinchiuso per settimane nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) o abbandonato per anni in pseudo “case famiglia” e “case di cura” con l’etichetta di “malato cronico” o “pericoloso”, con conseguenze gravi sotto il profilo deontologico e terapeutico. Perché la violazione nella pratica psichiatrica di protocolli e procedure che garantiscono una cura efficace, comporta il prevalere di logiche di tipo manicomiale che determinano abbandono e disperazione di interi nuclei familiari. Il che nel 2015 costituisce una pesante aggravante rispettoa quando la legge 180 del 1978  - nota come legge Basaglia - abolì le istituzioni manicomiali: perché ormai da decenni esistono  linee di indirizzo internazionali, nazionali e regionali che indicano sia gli strumenti strettamente “sanitari” per diagnosticare e curare persone con disagio psichico, sia le modalità per il recupero, la riabilitazione e il reinserimento sociale. Modalità che, se perseguite, sono in grado di cambiare la vita del 90% delle persone con disagio psichico e di abbassare del 90% il costo pro-capite investito oggi dalle aziende sanitarie: dalle 150/250/300 euro giornaliere della retta di una casa di cura privata “stile manicomio”, alle 25 euro mediamente impegnate per riabilitare una persona secondo i dettami socio-sanitari delle leggi vigenti, fra i quali il più recente decreto n.16/2013 del Commissario Straordinario della Regione Campania sui Progetti Terapeutico Riabilitativi Individualizzati (PTRI) con Budget di Salute (Bds)

La mancanza di trasparenza che favorisce la violazione delle procedure terapeutiche, oltre a danneggiare l’erario pubblico, favorisce un servizio che – come nel caso del DSM di Benevento - prevede un intenso ricorso ad un “privato” più o meno convenzionato, talvolta privo delle autorizzazioni di legge, che nessuno, negli ultimi 10 anni, è riuscito a sottoporre ad un’adeguata analisi e controllo dei risultati.   

La necessità di Trasparenza e di controllo nella Sanità Pubblica è, dunque, un  nodo fondamentale:  perché significa anche controllo della spesa, dell’efficacia del servizio e riduzione degli sprechi.  Non a caso nel campo della Salute Mentale – dove la cura richiede spesso anni o addirittura una “presa in carico a vita” del paziente – si è compreso che il migliore controllo dei risultati, a costo zero, è quello affidato allo stesso utente/consumatore e ai suoi familiari: perché l’unico interesse delle associazioni volontarie e gratuite di familiari e utenti della Salute Mentale, è proprio l’efficienza del servizio del quale verificano direttamente l’efficacia sulla propria pelle. Pertanto, in tutte le leggi e Regolamenti introdotti dalla “legge 180” in poi, la presenza delle associazioni di familiari all’interno del Dsm viene non solo favorita e incentivata, ma istituzionalizzata perché ritenuta FONDAMENTALE per la cura, la riabilitazione e il reinserimento sociale della persona con disagio psichico. Ecco un estratto dalle linee di indirizzo del 2008,  citate a titolo esemplificativo perchè promulgate “a 30 anni dalla riforma introdotta dalla legge 180/1978 per  l'esigenza di una puntualizzazione strategica sullo stato della Salute Mentale (…),  per rilanciare la cultura dei servizi e le pratiche di intervento sulla base di una serie di acquisizioni  internazionali (…) e per ribadire che la legge 328/2000 resta il punto di riferimento fondamentale nelle politiche di integrazione socio-sanitaria…”            

Si legge, dunque, in tali Linee di Indirizzo 2008 che: 

 “(…) I servizi di salute mentale non possono più accontentarsi di avere come obiettivo la stabilizzazione e la gestione del disturbo  mentale per quanto all'esterno dei manicomi;
… è nel territorio che si creeranno o si perderanno le opportunità di salute nel prossimo decennio... per cui la costruzione di un nuovo welfare di comunità deve comprendere una politica di salute mentale integrata con  tutte  le altre  politiche  sociali  ad ogni  livello  istituzionale… ; tutti i livelli della pubblica amministrazione e del mondo professionale sono coinvolti: ministeri, regioni, Autonomie Locali, Aziende Sanitarie, professionisti delle agenzie sanitarie e sociali del territorio, terzo settore, volontariato ed associazioni di utenti e familiari… ; il tutto in un ambito che garantisca la partecipazione e se possibile la corresponsabilizzazione del cittadino singolo o nelle forme associative…. favorendo la collaborazione con il volontariato. Un ruolo fondamentale nella costruzione di questo sistema deve essere giocato dal coinvolgimento e dalla partecipazione dei cittadini, nonché dal protagonismo degli utenti…  Pertanto, un DSM capace di intercettare e rispondere alle nuove domande deve essere basato non solo sull'assetto organizzativo ma soprattutto orientato alla progettualità; … centrato più sull’utente, sulla sua domanda e sui suoi bisogni…; deve prioritariamente (… ) sviluppare sistemi di monitoraggio dei processi e degli esiti, all'interno di una  cultura della trasparenza, come effettivo superamento dell'autoreferenzialità …. anche ai fini del miglioramento continuo e dimostrabile della qualità delle cure, sviluppando  anche programmi di valutazione da parte dei cittadini… ; porre una nuova attenzione al lavoro di équipe … riconoscendone il valore strategico nei processi di presa in carico di pazienti complessi … cogliendo la crescente capacità degli utenti, dei loro familiari, delle loro  associazioni, ad affermare autonomamente l'area dei propri bisogni e delle risposte da loro attese”.
In questo senso il DSM : “(…) deve operare  affinché,  nella  quotidianità  delle scelte  strategiche,  siano  favoriti i livelli partecipativi per raggiungere obiettivi come: la costruzione di un progetto terapeutico individuale, personalizzato e condiviso; la scelta di un'organizzazione dipartimentale aperta alla partecipazione della popolazione interessata…. Tali sistemi debbono consentire il monitoraggio dei processi in atto, delle dinamiche epidemiologiche, dell'andamento della domanda, degli esiti degli interventi e della funzionalità dei servizi… Ogni Dipartimento deve promuovere l'attivazione di un tavolo di concertazione locale per l'attuazione delle politiche di salute mentale che individuerà  gli obiettivi prioritari di salute e le conseguenti scelte, nell'ambito delle politiche di integrazione socio-sanitaria e della governance  clinica dei progetti terapeutici individualizzati…” In tale ottica è necessario che “(…) l'Asl si doti di un proprio Piano di Azione Locale per la Salute Mentale  elaborato attraverso pratiche di concertazione con tutte le agenzie del proprio territorio (Distretto, Enti Locali, impresa sociale e imprenditoriale, associazioni dei familiari e degli utenti, organizzazioni del mondo  del  lavoro  e  sindacali,  volontariato  e  organizzazioni  culturali  e  ricreative,  del  mondo  della formazione) che dovrà riflettere le indicazioni strategiche espresse nel presente documento di Linee di indirizzo nazionali, concertate fra il Ministero della Salute e le Regioni…”

Da tutta la legislazione vigente, dunque, emerge chiaramente che il ricorso a strumenti terapeutico-riabilitativi più efficaci per il paziente e meno onerosi per la collettività ha un presupposto fondamentale: l’apertura dei Dipartimenti di Salute Mentale alla “concertazione” con gli enti locali, con il privato sociale, con le associazioni di familiari e di volontariato e gli stessi pazienti, affinchè  i criteri delle scelte terapeutiche e delle risorse investite siano improntati alla MASSIMA TRASPARENZA e DEMOCRATICITA’ e tengano conto di “tutte le variabili” socio-sanitarie – e non solo di quelle mediche – indispensabili per la buona riuscita della cura e del reinserimento sociale.  Ebbene, le testimonianze e la documentazione allegata mirano a dimostrare come la nostra associazione stia tentando invano di fare rispettare a Benevento questo diritto ad una cura efficace  improntata alle linee di indirizzo e ai protocolli della Salute Mentale: diritto negato per la   PERVICACE CHIUSURA da parte del vertice del Dsm ad ogni confronto non solo con le associazioni di familiari, ma anche con i rappresentanti dei Comuni, con il privato Sociale, con tutti gli organi “consultivi” previsti dal Regolamento del Dipartimento e perfino con il “Tavolo di concertazione” appositamente istituito dal vertice dell’Asl di Benevento.

Una CHIUSURA che di fatto ha consentito al vertice del Dsm una gestione incontrollabile sia delle linee di indirizzo terapeutiche adottate, che delle ingenti risorse impegnate: determinando non solo cure scarsamente efficaci, ma una paradossale levitazione della spesa.

Infatti, la mancata “presa in carico” dei pazienti da parte del Dsm di Benevento attraverso Progetti Terapeutico Riabilitativi Personalizzati (PTRP) o Individualizzati (PTRI) – che obbligano lo psichiatra ad analizzare caso per caso assumendosi la responsabilità di individuare un Progetto riabilitativo su misura del paziente – non ha consentito di riabilitare adeguatamente i pazienti, né di prevenire nuove crisi, né di evitare ricoveri impropri in case di cura convenzionate e Opg: ricoveri protratti ben oltre i termini di legge che - come scientificamente dimostrato - non curano ma cronicizzano la malattia mentale facendo levitare la spesa sanitaria in maniera tanto inefficace quanto paradossale. La mancata presa in carico e riabilitazione della maggior parte dei casi e il ricorso a ripetuti ricoveri per “liberarsi” dei casi più difficili e complessi – anziché curarli ricorrendo al lavoro di confronto in equipe all’interno degli stessi servizi pubblici - ha determinato, infatti, uno spreco  paradossale costringendo la Asl a pagare due volte lo stesso servizio al medesimo paziente: perché paga il personale - psichiatra, psicologo, operatori sanitari, ecc. – che dovrebbe seguirlo attraverso i centri di salute mentale territoriale; e paga con  una retta che arriva fino a 200 o 300 euro al giorno, un altro psichiatra, un altro psicologo, e altri operatori sanitari che seguono il medesimo paziente nella casa di cura privata o nella casa famiglia convenzionata!

Non a caso sia le leggi meno recenti che l’ultimo decreto della Regione Campania sui Piani Terapeutici Riabilitativi Individualizzati (PTRI) ha messo chiaramente il dito sulla piaga dello spreco di risorse, dell’inefficacia delle terapie e degli interessi privati, laddove indica che fra coloro che debbono accedere IN MANIERA PRIORITARIA ai PTRI ci sono: persone affette da malattie croniche internate nelle strutture protette o case di cura convenzionate dentro e fuori la Regione Campania… sottoposte a ricoveri ripetuti negli ospedali civili… internate negli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) a carico del sistema sanitario, ecc…”. Una piaga ben individuata, dunque, dai legislatori che indicano il modo per curarla, senza sottovalutarne la  portata economica e terapeutica sull’intera spesa sanitaria e sulla Salute complessiva dell’individuo: ai  PTRI basati sui Budget di Salute,  infatti, è stato dedicato l’art. 46 nel più importante strumento di programmazione economica e finanziaria della Regione Campania quale è il Bilancio 2012 – 2014.  

In questo contesto, dunque, nasce la nostra DENUNCIA e la richiesta di audizione alla COMMISSIONE TRASPARENZA della Regione Campania. E questa PREMESSA serve a fare comprendere a chi ha scarsa dimestichezza con gli ambienti psichiatrici, che la CHIUSURA del vertice del Dsm ad ogni confronto e controllo mirando all’ “autoreferenzialità del servizio”,  NON E’ STATA MAI CONTRASTATA da chi aveva il potere ed il dovere di farlo: nonostante le numerose denunce contro la violazione delle direttive vigenti e dei diritti a tutela della salute dei pazienti. A monte delle denunce della nostra associazione, infatti, ci sono visite ispettive che risalgono addirittura al 2003 e 2004 nelle quali già si evidenziavano omissioni e inadempienze esistenti tuttora nel Dsm di Benevento e se ne individuavano i responsabili: che, però, mai puniti, né rimossi, continuano ad operare dal loro posto di comando seminando senso di impotenza e disperazione.

Per questo noi chiediamo oggi un ripristino dello spirito e delle norme vigenti da riscontrare in concreto nel comportamento della Direzione del Dsm e nella organizzazione del Dipartimento che da tale direzione dipende. In caso contrario, chiediamo la rimozione dell’attuale Direttore del Dsm dopo adeguate verifiche ispettive da avviare sulla base dell’ampia documentazione e delle testimonianze che siamo in grado di produrre. Ispezioni che oggi siamo fiduciosi possano avere migliori risultati che in passato per i seguenti motivi:

-       sia perché i cittadini, ormai consapevoli dei  propri diritti, non sono più disposti a tollerare abusi, come dimostrano i numerosi ricorsi per vie legali allegati e le denunce alle Forze dell’Ordine e alla magistratura di comportamenti autoritari e arbitrari che hanno prodotto sentenze che non lasciano dubbi;
-       sia per la credibilità e il sostegno acquisiti dalla nostra associazione a livello locale e nazionale, negli ambienti istituzionali e presso la stessa magistratura, che già ha emesso sentenze a favore del nostro ruolo istituzionale all’interno del Dsm di Benevento;
-       sia perché tale sostegno viene da medici e psichiatri che operano anche all’interno dello stesso Dipartimento di Salute Mentale del Sannio i quali, grazie al lavoro di èquipe in “rete” con il Terzo Settore ed il Volontariato, hanno fatto letteralmente “rinascere a nuova vita” persone con disagio psichico considerate al Centro di Salute Mentale (Csm) di Benevento “pericolose” e “irrecuperabili”, come ampiamente documentato e testimoniato;
-       sia perché il lavoro prodotto dal Tavolo di Lavoro - istituito con una responsabile   delibera dall’ex  Direttore Generale Michele Rossi rispondendo ai dettami di legge che impongono la creazione di una Tavolo di concertazione locale sulla Salute Mentale - ha dimostrato come sia sufficiente l’impegno svolto a titolo gratuito da una piccola equipe multidisciplinare - come quella che si sta riunendo da quasi due anni ogni settimana nella Asl - per far emergere abusi e inadempienze e per porvi rimedio.

Oggi diversi componenti di questo Tavolo di Lavoro istituzionale – che costituisce l’esperienza più democratica e trasparente dell’ultimo ventennio di gestione della Asl di Benevento e della Salute Mentale – sono presenti in audizione: in particolare il dott. Lorenzo Piombo, responsabile della Salute Mentale di Morcone e il dott. Pietro Crisci, coordinatore sociosanitario dell'Asl di Benevento

 

        ESEMPI DI CASI SPECIFICI

        GESTIONE DELLE STRUTTURE

 


Sir di Bucciano > la UOCSM di Bucciano con annessa Sir è ritenuta da ANNI inadeguata in quanto in zona isolata e lontana dai mezzi pubblici (c’è ampia documentazione e carteggio Asl/Dsm in merito) rispetto alla zona che ne avrebbe bisogno: il grosso bacino di Montesarchio e della Valle Caudina. Inoltre, di recente la Sir è stata distaccata dal centro diurno – che è stato trasferito ad Airola – per cui, rimasta isolata nella campagna e staccata dal contesto terapeutico, ha continuato a funzionare a lungo anche senza autorizzazione all’esercizio e oggi presenta ancora molte caratteristiche delle strutture di vecchio stampo manicomiale: non è più, infatti, una Sir perchè non accoglie più gli ex manicomiali,  ma non ha i requisiti della “casa famiglia” o “gruppo appartamento” con i quali avrebbe dovuto essere sostituita, per cui è poco rispondente alle caratteristiche delle strutture individuate dalle leggi vigenti. Se a questo si aggiungono i criteri e i parametri utilizzati per l’accesso e le dimissioni dei pazienti, che determinano un continuo “via vai” soprattutto di giovani e il fatto che raramente i pazienti vengono accolti e smistati secondo le procedure previste (dall’UVI, dalle schede S.VA.M.D.I. come quella riportata qui di seguito o altre analoghe); le perplessità aumentano.

 

Quanto ai tentativi fatti dalla “Rete Sociale” per ottenere delucidazioni e chiarimenti in merito sono rimaste senza risposta: e addirittura quando l’associazione  – su esplicita richiesta e delega formale di una paziente e della sua tutrice  - si è interessata  dell’ospitalità riservata a tale paziente,  è stato chiesto l’intervento dei Carabinieri per allontanare il presidente dell’Associazione. Il paziente è stato quindi costretto a rivolgersi al Giudice Tutelare che ha evidenziato il legittimo ruolo dell’associazione di familiari, stigmatizzando il comportamento dei sanitari”.
Sull’inadeguatezza di Bucciano c’è un’ampia documentazione sottoposta anche al vaglio dei commissari, l’ultimo dei quali aveva anche avviato una soluzione alternativa: ma non è stato mai fatto nulla. Fra gli ostacoli e gli interessi di varia natura che ne impediscono la chiusura e la sostituzione con servizi più moderni e a norma di legge, ci sono forti pressioni esterne connesse anche al rilevante importo per l’affitto pagato dalla Asl che incide sulle modeste finanze comunali. Le suggerite ipotesi di ristrutturazione, nulla cambiano rispetto all’inadeguatezza del luogo in cui sorge tale struttura, e al “tipo” di struttura del tutto inadeguata rispetto ai parametri di legge. Tutti i tentativi fatte anche dalla Rete Sociale oltre che dall’ex dirigente della UOCSM per migliorare e risolvere tale  situazione hanno avuto come risultato:  l’abolizione della UOCSM di Bucciano, trasformata in semplice UOSM alle dipendenze dirette del Direttore del Dsm e, di conseguenza, lo spostamento ad altro incarico del relativo dirigente.
La struttura e la UOSM dipendono direttamente, dunque, dal direttore del DSM e dal suo “delegato” che la gestiscono con metodi e procedure a dir poco “originali”. Come l’ultima e più eclatante “stranezza” finita anche sui giornali: la decisione di chiudere la struttura pubblica per le ferie natalizie gettando il panico fra i familiari e i pazienti! Il provvedimento, infatti,  è stato realizzato, con protesta degli utenti, senza nessun preavviso o ordine di servizio scritto. Notizie di quello che stava avvenendo si sono avute solo a seguito di denunce di alcuni parenti degli assistiti all’associazione dei familiari e alla Caritas che le hanno rese pubbliche sui giornali: ma non ci risulta che ci sia stato qualche intervento da parte dei vertici della Asl e del Dsm per accertare i fatti e soprattutto per sapere perché e dove sono stati spostati gli ospiti,  a spese di chi, con quali criteri e in base a quali procedure di legge,  nel rispetto dei diritti costituzionalmente acquisiti. 

 ( seguono in ALLEGATO, documenti e testimonianze su quanto affermato )

                                                           

Ex case famiglia “Il Traguardo” e “Altro Percorso”  >  Tranne gli ospiti P.P. e C. d. I. – dei quali la Rete Sociale è riuscita ad occuparsi addossandosi per un periodo anche il costo delle relative rette – la maggior parte degli altri ospiti delle due case famiglia ci risultano accolti, dimessi, o di volta in volta “spostati come pacchi” con scarne e poco adeguate motivazioni terapeutiche, e altrettanto carenti procedure in materia di consenso informato, UVI, coinvolgimento di tutori e amministratori di sostegno, ecc.: con la conseguente difficoltà di verificare i risultati terapeutici e l’efficacia della spesa investita. In particolare, i pazienti ospitati in questi anni che avrebbero dovuto essere oggetto di progetti Riabilitativi, anziché essere accompagnati nel reinserimento sociale al momento delle dimissioni come prevede la “presa in carico”, sono stati piuttosto “abbandonati” al momento del passaggio nel sociale. Per cui, alcuni di loro, proprio a seguito di adeguata  “presa in carico” da parte del DSM, hanno visto pregiudicata gravemente la loro salute e il loro futuro - vedi caso M.Z., E.P., M.G.  – nonché vanificati tutti gli investimenti sostenuti per reinserirli. A tale proposito va sottolineato che le due abitazioni sono state gestite dal vertice del DSM ricorrendo a fondi CIPE esclusivamente sanitari, benchè entrambe fossero dotate solo  di un’autorizzazione all’esercizio di tipo sociale (e non sanitario) rilasciata dal Comune. E nonostante i nostri solleciti ufficiali e le diffide contro tale situazione, nessuno ha mosso rilievi o preso provvedimenti per far rispettare i diritti dei pazienti.

 ( seguono in ALLEGATO, documenti e testimonianze su quanto affermato )

 

Casa di Cura “Padre Pio” di Castelvolturno > Attualmente sotto inchiesta della magistratura, ha assorbito per anni milioni di euro pur non avendo adeguata autorizzazione sanitaria. Non ci risulta che medici del Dsm si siano recati a trovare i pazienti ivi ricoverati: o comunque, nessuno ne ha mai messo in dubbio l’idoneità. Solo il responsabile della UOCSM di Morcone, in qualità anche di membro del Tavolo di Lavoro per l’adozione e il monitoraggio del decreto n. 16 sui PTRI con Bds, avendone riscontrato le gravi carenze e inadeguatezze oltre alla mancanza di autorizzazione (già nota ai responsabili della Asl) ne ha informato la magistratura,  il Tavolo di Lavoro e i vertici di Asl e Dsm in maniera ufficiale. Ciononostante il DSM non ha esperito alcun tipo di verifica.  

  ( seguono in ALLEGATO, documenti e testimonianze su quanto affermato )

 

 Lavori al Centro di Salute Mentale di Puglianello  >  Solo di recente si stanno appaltando i lavori di ristrutturazione, benchè la UOCSM di Puglianello sia stata trasferita da luglio 2014 in una struttura offerta in comodato d’uso solo per 1 anno e mezzo dal Comune. Fra i rallentamenti dei lavori, hanno contribuito le analisi di carotaggio fatte a campione per valutare se la struttura fosse “pericolosa” dal punto di vista sismico: un “rischio” paventato dal responsabile del settore tecnico della Asl, solo perché il vecchio edificio non era rispondente “alle normative antisismiche” varate di recente! Una valutazione, in verità, abbastanza curiosa perché in genere ogni nuova normativa viene applicata ai nuovi edifici da costruire: difficilmente, infatti, si buttano a terra edifici vecchi e si rifanno daccapo solo perché è cambiata la normativa: non a caso, nelle stesse condizioni sta l’edificio della Asl di Benevento e quello di Puglianello in cui è ospitato adesso il Centro di Salute Mentale, senza che nessuno pensi di intervenire con un’ordinanza di sgombero perché tali edifici sono “pericolosi”! Eppure, su indicazione dell’ufficio Tecnico della Asl, l’ex  direttore generale aveva ordinato nel 2012 proprio l’immediato sgombero della struttura e lo spostamento in altra struttura della Asl a Cerreto: e solo dopo le nostre pubbliche proteste - supportate da valutazioni di tecnici esterni – che hanno fatto emergere l’incongruità del provvedimento, questo è stato  immediatamente ritirato. E come avviene spesso in questi casi, per 3 anni non si è fatto più nulla: tre anni, comunque, nei quali sono saltate tutta una serie di iniziative di riabilitazione e recupero (come il progetto del laboratorio di cucina  “Cotto e mangiato”, il recupero del giardino, ecc.) delle quali i pazienti si sarebbero potuti giovare in attesa di futuri lavori di ristrutturazione, lasciando pazienti e struttura in una situazione di precarietà e degrado. 
Ancora una volta, dunque, iniziative non “tempestive” e non mirate al prioritario interesse dei pazienti, hanno provocato riflessi negativi sul recupero degli stessi, soprattutto in un sede come quella di Puglianello particolarmente nota e distintasi per le notevoli capacità di recupero attuate dal suo dirigente attraverso l’arte, la musica e il teatro (vedi successo della Gatta Cenerentola messa in scena dagli stessi pazienti).  Anche in questo caso, la protesta è stata portata avanti dall’associazione dei familiari, dai pazienti e dai loro parenti, dal personale e dal responsabile di Puglianello, con scarsa (per non dire nulla) partecipazione e supporto da parte del vertice del Dsm. 

( seguono in ALLEGATO, documenti e testimonianze su quanto affermato )

 

  Scarsa collaborazione da parte del  vertice del Dsm nel fare rispettare le procedure per l’attuazione del decreto 16 sui PTRI con Bds; scarsa collaborazione fino al rifiuto, a confrontarsi e  collaborare con altre figure istituzionali.

La mancata applicazione delle leggi e protocolli sulla Salute Mentale soprattutto per quanto riguarda l’aspetto fondamentale della “presa in carico” di pazienti gravi e complessi, è uno degli aspetti più spinosi della prassi terapeutica nella UOCSM di Benevento: gli importi pari a circa 600.000-700.000 euro all’anno per case di cura private (a differenza dei 10.000 euro impegnati allo stesso scopo dalle UOCSM di Morcone e Puglianello) sono il “sintomo” più appariscente di questa difficoltà da parte del Dsm ad assumersi le responsabilità connesse alla presa in carico dei casi più difficili, e il conseguente ricorso alla delega al “privato” dei casi più complessi, anche per anni.
Ma questa difficoltà ad adeguarsi alle acquisizioni scientifiche (e alle  norme che ne derivano) in materia di presa in carico e cura di pazienti psichiatrici, è emersa in maniera concreta da ottobre 2013: quando l’associazione dei familiari ha chiesto al vertice Asl l’adozione del decreto 16 di febbraio 2013 della Regione Campania sui PTRI con Bds e, di conseguenza, il Direttore Generale ha istituito un “Tavolo di Lavoro” per il monitoraggio e l’applicazione di tale decreto inserendovi il direttore del Dsm. Ma il direttore del Dsm e i suoi delegati si sono rifiutati di partecipare al Tavolo di Lavoro – contrastando le direttive strategiche sulla riqualificazione del servizio e della spesa varate dal vertice aziendale – ma in un crescendo, sono stati frapposti continui e sempre nuovi ostacoli : nel fornire i dati sull’andamento del servizio di Salute Mentale e sulla relativa spesa; nell’evitare di confrontarsi con l’associazione di familiari attraverso la convocazione della Consulta di Dipartimento e il “pool casi difficili” (costringendo la Rete Sociale a ricorrere  a formali diffide, al Tar e da ultimo all’audizione in Commissione Trasparenza per ottenere il rispetto di tale diritto). Un atteggiamento di chiusura e di scarsa condivisione delle scelte che ha contraddistinto il vertice della Salute Mentale di Benevento anche in passato: laddove ha evitato di sedersi al Tavolo con gli enti preposti alla programmazione sociosanitaria (Comuni, ambiti, distretto) e a gestire le risorse sanitarie in maniera accentratrice e poco democratica, attribuendo alla spesa sanitaria anche “costi” che avrebbero dovuto essere sostenuti in parte o del tutto da altre istituzioni: come nel caso delle due case famiglia “Il Traguardo” e “Altro Percorso”. 

 ( seguono in ALLEGATO, documenti e testimonianze su quanto affermato )

 

Atteggiamenti scarsamente collaborativi nell’applicazione della nuova normativa sui PTRI (Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali) con Bds (Budget di Salute)  >  L'atteggiamento neghittoso e poco incline al lavoro di equipe effettuato al Tavolo di Lavoro, è continuato anche nella pratica terapeutica dei PTRI nella UOSM di Benevento.  Quasi tutti i PTRI avviati sul territorio di Benevento – a differenza di quelli decollati nelle UOCSM di Puglianello e Morcone - sono frutto, infatti, dell’impegno gratuito dell’associazione dei familiari e dei suoi avvocati - ai quali hanno fatto ricorso i pazienti e le loro famiglie – e al coinvolgimento dei  medici di base sensibilizzati dalla stessa associazione.  Ai pazienti e ai familiari, infatti, che autonomamente si sono rivolti al Dsm per usufruire dell’importante opportunità offerta dalla nuova legge sui PTRI, sono state date risposte inesatte, false, basate, sui “si dice” e non su documenti ufficiali : con la conseguenza di negare ai pazienti la possibilità di ricorrere a tale intervento. E ciò nonostante a tali obiezioni siano state date precise risposte, sia dal Tavolo di Lavoro che dagli uffici Asl.

 ( seguono in ALLEGATO, documenti e testimonianze su quanto affermato, e riguardante 9 casi specifici denunciati alla Rete Sociale dagli stessi pazienti e dai loro familiari )

 

 Incompatibilità fra attività psichiatrica presso il Dsm e attività peritale per il Tribunale di Benevento  > Tale aspetto dell’incompatibilità di operazioni peritali svolte da medici del Dsm per il Tribunale di Benevento, sarà oggetto di uno specifico incontro che l’associazione dei Familiari e quella dei “Giuristi Democratici” sta organizzando coinvolgendo la magistratura beneventana. Perché l’intensa attività peritale svolta da medici che operano nel Dsm ha già creato conflitti con gravi conseguenze su diversi pazienti: questi, infatti, dovrebbero trovare nel Centro di Salute Mentale un luogo di “sicuro ricovero e comprensione” come prevede la legge, e non la sezione distaccata del Tribunale di Benevento nella quale, gli stessi medici delegati alla loro cura,  svolgono azioni peritali e indossano i panni di giudici severi. Questo conflitto di interessi è alimentato anche da “ingiustificate” carenze di personale. C’è chi svolge, per esempio, un’intensa attività peritale anche per motivi economici legati alla propria condizione di precario nel Dsm di Benevento: situazione che potrebbe essere superata,  risolvendo ben note situazioni irregolari che - oltre a mantenere in servizio persone con gravi carenze pisco-fisiche che non possono svolgere le mansioni di loro competenza – creano disappunto, disagio e riprovazione da parte dei pazienti più svantaggiati economicamente, per il “privilegio” ingiustificato del quale tali persone godono .

( seguono in ALLEGATO, documenti e testimonianze su quanto affermato )

  

                                                                              FINE 

(Pubblicato il 21 aprile 2015)

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