Contenuto Principale

numeri pazzi

”Tutti pazzi per il teatro”

Ecco la storia di una rassegna teatrale che dopo avere impegnato con successo 40 disagiati psichici al costo di meno di 150 euro al mese ciascuno, è stata interrotta senza motivo dal management della Asl di Benevento, con  aggravamento delle patologie e aumento della spesa sanitaria fino a 150 euro a persona al giorno.

 "Tutti pazzi per il teatro” è la prima rassegna di teatro della diversità realizzata in Campania. E’ decollata a giugno 2010 su un’idea di Maurizio Volpe, direttore del Centro di Salute Mentale di Puglianello, paese in provincia di Benevento –  e di Antonella Sant’Agata, un medico appassionato di teatro.
L
a prima edizione è stata fatta in economia, con l’aiuto di qualche sponsor e tanto volontariato. Ma in mancanza di fondi per affittare un teatro, ospitare compagnie teatrali e pagare un ufficio stampa, sarebbe rimasta confinata nelle sale parrocchiali e comunali di paese. Perciò Maurizio Volpe pensò di coinvolgere anche l’associazione dei familiari: “Come giornalista che conosci tanta gente, puoi darci una mano?”, chiese a Serena Romano, presidente della “Rete Sociale”. E avuta una risposta affermativa, il terzetto, come i Blues Brothers in missione per conto di Dio, partì per potenziare - senza un euro di finanziamento pubblico – la macchina teatrale in costruzione. Primo passo: trovare un teatro. Ci riescono dopo avere bussato alla porta del Comune di Benevento: il vicesindaco concede per 3 serate l’uso gratuito del teatro Comunale, il più prestigioso della provincia nel cuore della città. 
Passo successivo: riuscire a riempirlo. Dice la Romano: “Per dare prestigio e credibilità alla manifestazione ci vuole qualche compagnia che ha fatto storia. Per esempio, “L’Accademia della Follìa” di Trieste che ha dimostrato come ex-pazienti possono diventare attori professionisti capaci di creare un prodotto artistico”. Così Volpe e la sua band contattano Peppe dell’Acqua. Salernitano approdato a Trieste, è uno dei rivoluzionari contro i manicomi e i pregiudizi che li tenevano in piedi, rimasto a Trieste per 40 anni dove ha diretto il Dipartimento di Salute Mentale. E Peppe consiglia uno spettacolo poetico e struggente: “…che ha il vantaggio di  non costare troppo perché il cast è limitato”. E’ “La luce di dentro - Viva Franco Basaglia”. Con questo testo del gruppo triestino diretto da Claudio Misculin decolla nel 2010 la prima edizione di “Tutti pazzi per il teatro”, piatto forte di un cartellone che ogni sera fa il tutto esaurito e che comprende: “Il medico dei pazzi” di Eduardo Scarpetta con la regia di Antonello Sant'Agata, realizzato dal Centro di Salute Mentale di Puglianello; "Il mulino dei matti" degli allievi della  scuola teatro Solot di Benevento con la regia di Michelangelo Fetto; e infine, "Non ti pago" di Eduardo De Filippo realizzata dal gruppo-teatro dell’associazione “E’ più bello insieme” con la regia di Raffaella Melisi. 

(In alto nella foto, Maurizio Volpe e Claudio Misculin; in basso lo spettacolo della Solot)

 

Ultimo passo: dare risalto mediatico a ciò che ambisce ad essere non solo una lodevole iniziativa del Centro di salute mentale,  ma il “Primo festival di teatro della diversità in Campania”. Così, viene contattato Giulio Baffi, ex critico dell’Unità, da poco nominato direttore di Città Spettacolo, la rassegna teatrale di livello nazionale inventata a Benevento da Ugo Gregoretti. E  Baffi accetta di inserire “Tutti pazzi per il teatro” fra le iniziative di Città Spettacolo e di presenziare alla conferenza stampa di presentazione dell’evento nella prestigiosa cornice della sala consiliare della Provincia di Benevento.
Risultato: la prima edizione della rassegna decolla non in sordina, ma alla grande. E il pubblico che ha riempito tutte le sere il Comunale, ha fatto il resto. Gli spettatori, infatti, inizialmente curiosi di vedere da vicino il mondo della pazzìa – da queste parti ancora vissuta come malattia incurabile di cui vergognarsi e da nascondere – rimangono stupiti dalla “normalità” degli attori e finiscono per essere coinvolti: la media è di 500 persone per ogni spettacolo. E l’eco della rassegna sulla stampa, ne aumenta il successo facendola diventare la più plateale manifestazione del Sannio contro lo “stigma” che affligge la malattia mentale.
Quanto all’aspetto terapeutico, racconta il dottor Volpe nel suo bilancio dell’iniziativa: ““Il medico dei pazzi” realizzato dal nostro Centro di Salute Mentale ha coinvolto 18 protagonisti: 6 pazienti, 6 operatori e 6 cittadini appassionati di teatro che hanno lavorato tutti insieme, senza distinzione fra “matti” e “normaloidi”, accumulando 130 ore di prove divenute occasione di incontro e di “cura”. Le prove, infatti, sono diventate un laboratorio teatrale durante il quale tutti sono riusciti a fare gruppo e a creare delle amicizie. Tant’è vero che spesso, al termine della giornata, molti del cast si ritrovavano attorno ad una pizza per parlare di teatro e di vita: anche quei pazienti che prima di questa esperienza erano incapaci di comunicare con il mondo esterno e vivevano nell’isolamento… Un’esperienza bellissima, realizzata anche grazie alla disponibilità dei miei operatori che si sono sobbarcati ogni  disagio con il sorriso sulle labbra, senza mai guardare l’orologio; e alla disponibilità dell’intera popolazione di Puglianello: dal sindaco che ha offerto l’ospitalità al gruppo triestino dell’Accademia della Follia, al falegname o alla sarta che gratuitamente hanno contribuito a realizzare scene e costumi, agli sponsor e a tutti quelli che sono entrati nello spirito dell’iniziativa trasformandola in meravigliosa esperienza umana oltre che teatrale”.   

Su questa piattaforma viene preparata, dunque, la seconda edizione di “Tutti pazzi per il teatro” per giugno 2011 in maniera non più improvvisata. Maurizio Volpe e Antonello Sant’Agata propongono al Dipartimento di Salute Mentale un’operazione ardimentosa dal punto di vista scenico, motivata dall’esigenza terapeutica di far partecipare alla straordinaria esperienza del laboratorio teatrale non solo il centro di Puglianello, ma il maggior numero di “pazienti” del Sannio. Viene preparato, dunque, un progetto che presentato alla Regione Campania viene approvato con fondi Cipe destinati proprio alle attività riabilitative della Salute Mentale. Questa volta, dunque, il piatto forte è “La Gatta Cenerentola” l’opera in prosa e musica più famosa del maestro Roberto De Simone che – mai accaduto prima – ne concede generosamente la messa in scena per diverse repliche. Si tratta di un cast di oltre 120 persone fra attori, cantanti ed orchestrali,  tutti operatori, pazienti, musicisti e amici che fanno capo al Dipartimento di Salute Mentale del Sannio: solo metterli insieme per le prove, è un’impresa. Che però riesce: grazie soprattutto ai testi e alla musica travolgente dell’opera di De Simone e alla regia del medico-regista Antonello Sant’Agata che riesce a coordinare un’equipe così variegata, trasformando in spettacolo anche “improvvisazioni” inaspettate e apparenti “deliri”.
Così, questa volta il “tutto esaurito” si ripete in teatri di dimensioni molto più ampie del Comunale: a giugno 2011 nell’arena all'aperto del Teatro Romano di Benevento, la marea di gente seduta a terra arrivava fino ai piedi del palcoscenico; così al teatro Mediterraneo di Napoli, dove il sindaco De Magistris sulla scena e gli spettatori dalla platea, si scatenano in canti e danze sull’onda delle “tammorre”; e lo stesso accade nel grande teatro all’aperto delle Terme di Telese che vede Fausta Vetere - tra i fondatori ed interpreti della famosa “Compagnia di Canto popolare” che ha dato lustro alla Gatta Cenerentola in tutto il mondo - assistere commossa alla rappresentazione; e perfino a Massa Carrara dove il cast viene invitato a partecipare ad un’altra rassegna teatrale, la barriera del dialetto viene superata dal linguaggio universale della musica, che coinvolge pubblico e protagonisti come ad un concerto di Baglioni o di Venditti. Del resto, foto e video testimoniano questo risultato artistico e terapeutico rivelando come sul palcoscenico il paziente è riuscito a diventare “attore” della propria vita e non “pedina” nelle mani di chi spesso lo sfrutta solo per alimentare il business della salute mentale.

 (In alto e in basso, due scene de "La Gatta Cenerentola")

E a proposito di costi: 86.000 euro è quello complessivo. Comprensivo, cioè, del laboratorio teatrale per 40 pazienti (30 affetti da psicosi cronica, 6 da bipolarismo e 4 da disturbi della personalità) durato da dicembre 2010 a novembre 2012; di 2 rassegne teatrali che – oltre agli spettacoli realizzati dal Dipartimento del Sannio – ha ospitato quelli di compagnie venute da tutt’Italia; e di tutte le spese collaterali (scenografie, trasporti, fitto di server e luci nei teatri, ecc.). Un impegno di spesa pubblica, dunque, che equivale a 2.150 euro a paziente e che ulteriormente divisa per i 16 mesi di durata del laboratorio, è pari a 134 euro a paziente: cioè, meno del costo mensile di una terapia farmacologica fatta con un neurolettico atipico.

Un'immagine dello spettacolo "Fragile"

(In alto e in basso, due scene dello spettacolo "Fragile" ospite della Rassegna)

Anche per realizzare la  terza edizione della rassegna, la Regione Campania ha stanziato i fondi: e lo ha fatto fin dall'inizio del 2012, vincolandoli al progetto di teatro-terapia proprio per “dare continuità” alle terapie riabilitative. Ma il finanziamento, nonostante solleciti e proteste, non arriva, nè per il teatro nè per nessuno degli altri progetti stanziati: da quello per il "Giardino Alda Merini" a "Cotto e Mangiato".  Solo dopo una diffida della "Rete sociale” al management della Asl - resa pubblica in una plateale conferenza stampa con i pazienti vestiti con i costumi della "Gatta Cenerentola" - viene versata una tranche di 208.000 euro. Poi più niente. Insomma, nonostante precise approvazioni e vincoli regionali, quel che arriva è poco e troppo tardi. Così, saltano rassegna e laboratorio per il 2012. E saltano le terapie riabilitative finanziate allo scopo provocando i risultati devastanti su alcuni pazienti: come è stato denunciato pubblicamente, uno di questi - che era stato recuperato da un’esperienza atroce durata 10 anni in un OPG - a novembre 2012 ha tentato il suicidio gettandosi dal ponte sul fiume Calore. Adesso, oltre al danno fisico e psicologico che ha subito, dovrà rimanere almeno 1 anno in una Casa di Cura: al costo per la collettività di oltre 150 euro al giorno. 

Ricerca / Colonna destra
   

Dossier mensa

Dossier 2

Dossier 3

Dossier 4